Pericoli, accorgimenti e suggerimenti
Tenendo conto soprattutto del crescente diffondersi della metodologia esperienziale nella formazione aziendale occorre puntualizzare alcuni elementi e individuare i rischi possibili per committenti, formatori, partecipanti e fornitori:
Outdoor training e formazione esperienziale: pericoloso confondere l’outdoor training con la formazione esperienziale come se fossero sinonimi. In realtà la formazione esperienziale è un approccio metodologico generale che comprendere tutta una serie di metodologie specifiche e diversificate di cui l’outdoor training è un esempio. E’ preferibile utilizzare il termine outdoor per descrivere un contesto ambientale (all’aria aperta) piuttosto che una metodologia. La formazione esperienziale, quindi può, a seconda del tipo di attività metaforica utilizzata, svolgersi in un contesto indoor, outdoor o misto.
Active learning e experiential learning: spesso viene confuso l’apprendimento attivo con l’apprendimento attraverso l’esperienza. Il primo suggerisce di promuovere l’attività nell’apprendimento in modo da coinvolgere i partecipanti, il secondo non punta solo sull’attivismo dei partecipanti ma è strutturato e finalizzato per sviluppare precise competenze target.
Formazione esperienziale, outdoor, animazione, incentive, eventi, survival, vacanze e......altro?: ad oggi si è creata molta confusione soprattutto rispetto alle finalità di certe attività. Si sottolineano molto le caratteristiche delle singole attività (per esempio una rappresentazione teatrale) dimenticandosi che la stessa attività può essere progettata e gestita con modalità molto diverse a seconda dell’obiettivo che ci si pone. Azienda, formatori e partecipanti devono quindi avere ben chiari gli obiettivi di fondo dell’intervento sin dall’inizio per non correre il rischio di realizzare interventi, magari divertenti e di “apparente” successo, ma che non hanno centrato gli obiettivi e non sono formativi.
Forte è bello: spesso vengono proposti programmi con attività estreme, molto alternative con l’obiettivo di stimolare forti emozioni e stupire dimenticando che in realtà la soglia della propria area di comfort è estremamente soggettiva e che il vero obiettivo è semplicemente superarla per innescare l’apprendimento ed il cambiamento.
Azione e riflessione: pericoloso far prevalere eccessivamente la dimensione agita e l’attività esperienziale sui momenti di riflessione, sistematizzazione, autoconsapevolezza, osservazione, rielaborazione, decodifica della metafora e trasferimento dell’apprendimento. Non dare per scontato che l’azione di per sè, anche se progettata bene, si traduca automaticamente in un apprendimento stabile. E’ ovvio che qualsiasi azione porta con sè una qualche forma di apprendimento individuale (life is learning) ma non vanno mai dimenticati gli obiettivi formativi per cui l’intervento formativo è stato progettato. La qualità del debriefing al termine dell’azione è fondamentale.
Sicurezza: è essenziale presidiare la sicurezza nelle attività esperienziali (anche quelle più semplici perchè spesso anche un icebreakers può trasformarsi in un pericolo se banalizzato) valutando, minimizzando od eliminando i reali rischi. La prevenzione va indirizzata ai diversi tipi di rischio possibile (contesto/ambiente, attrezzature, dinamiche interpersonali) già in fase di progettazione e preparazione delle attività (sicurezza passiva) ma anche in fase di conduzione e facilitazione (sicurezza attiva).
Gioco: attività troppo banali, ludiche, simili a quelle della vita quotidiana posso causare cadute di interesse, scetticismo, difese e venir confuse con attività di animazione e di “vacanza”.
Numero dei trainer: le attività esperienziali richiedono la gestione di più variabili da parte del trainer (didattica, attrezzature, sicurezza, location, ecc....) ed è quindi consigliabile servirsi di più formatori oppure affiancare il formatore ad un esperto tecnico/supporto organizzativo.
Presenza della committenza: la formazione esperienziale rappresenta una metodologia che mette in gioco maggiormente i partecipanti (testa, cuore, pancia) e quindi la presenza di osservatori aziendali non partecipanti può creare dei blocchi all’apprendimento. Diversa è la questione se i rappresentanti aziendali dimostrano di mettersi in gioco partecipando alle attività come i loro collaboratori.
Tempi: nella formazione esperienziale e nell’outdoor training il tempo non basta mai. E’ preferibile concordare con la committenza un numero di attività contenuto a vantaggio di debriefing più approfonditi e meno frettolosi e di una più agevole gestione degli imprevisti.
La qualità della formazione esperienziale è data, quindi, dai seguenti elementi:
Chiarezza degli obiettivi formativi
Professionalità dei trainers come facilitatori ed esperti dell’apprendimento degli adulti
Coordinamento e sintonia dello staff
Caratteristiche del programma (qualità delle attività proposte, loro coerenza rispetto alle metafore scelte, sequenza didattica, flessibilità e possibilità di adattamento)
Presenza e qualità dei debriefing al termine delle singole attività (focalizzazione sugli apprendimenti e non sui compiti)
Presenza e qualità del carry over per la traduzione dell’intervento formativo in apprendimento organizzativo
Caratteristiche dell’organizzazione complessiva (gestione dei tempi, scelta della location)
Presidio della sicurezza
Coinvolgimento e partecipazione attiva dei partecipanti.